{Parigi}

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Avevo già pronto il post per oggi. Colorato fresco allegro. Mi sono chiesta se fosse giusto scrivere o stare in silenzio perché in entrambe i casi sarei potuta essere fraintesa. Vero che mi interessa poco il giudizio degli altri, mi interessa solo il parere e giudizio dei pochi che negli ultimi tempi ho deciso di avere intorno, ma dopo tutto quello che è successo a Parigi non sapevo cosa fosse giusto.

Tante le parole scritte dette lette. Tante le foto pubblicate, una foto nera, una tour Eiffel, una bandiera a strisce. Non giudico chi ha scritto o non scritto. Alcune mi hanno fatto un effetto strano, ma la libertà inizia proprio da qui ed è anche per la voglia di togliere la libertà che succedono queste cose.

Mi è rimasto addosso un senso di angoscia se volete immotivato. Io sono a casa, sul mio divano a me non è successo niente. Ma è stato tutto talmente irreale e surreale. Venerdì sera mentre a Parigi sparavano, io ero a cena con le amiche per festeggiare il compleanno. Abbiamo riso tanto. Siamo uscite abbiamo fatto due passi, le strade piene, le chiacchiere in piazza prima di rientrare. Rientrata a casa, accesa la tv, sono stata sveglia fino alle 3 a guardare le notizie per capire cosa stesse succedendo. Non ho dormito.  Ho scritto ad un’amica che era a Parigi … “Sono sul taxi che rientro a casa”, potevo stare tranquilla.
Ho pensato a quei ragazzi seduti ai tavolini dei bar in una Parigi non troppo fredda. I ragazzi usciti per un concerto o per la partita allo stadio. Molti di loro non sono rientrati a casa e mai ci torneranno.
Ho sperato fino all’ultimo che Valeria fosse viva, magari impossibilitata a chiamare casa per avvertire i suoi genitori che ce l’aveva fatta. Ho letto di innamorati, magari fantasticavano sul futuro insieme che, invece, un futuro non ce l’hanno più. Ho letto di amici che si sono persi nei momenti di concitazione e che si sono ritrovati solo il giorno dopo.
Ho letto di una Parigi con le lacrime, le luci spente, il buio. Ho letto di un gran senso di civiltà degli stessi francesi che consideriamo stronzi quando andiamo a Parigi. Ma quegli stessi francesi sono quelli che hanno aperto le porte per far rifugiare i ragazzi che scappavano dalla morte, impauriti e infreddoliti che non sapevano dove andare o come tornare a casa. Ho sempre più rispetto per chi è riservato e di pochi slanci. Sono gli stessi che poi nel momento del bisogno si distinguono. Ho letto dell’utilità dei social per mettere in contatto o cercare i dispersi. ho letto degli hashtag creati  #Porteouverte l’iniziativa dei parigini per aiutare chi non riusciva a tornare a casa, #RechercheParis per ritrovare i propri cari, #PrayforParis per dimostrare la solidarietà ad una città sotto assedio. Non ho letto parole di Odio in nessun giornale straniero e nemmeno sentire pronunciarle da chi ha vissuto in prima persona gli attentati, ma ho letto Odio sui social italiani, tra i politici italiani, leggo Odio nelle parole di chi è direttore di un giornale… Non è il modo di fare comunicazione, anzi, così facendo si fomenta l’odio e la paura.

La Francia ci sta insegnando dignità nel dolore, senso civico e voglia e necessità di rimettersi subito in piedi. I parigini ci stanno insegnando che bisogna reagire e non chiudersi in casa e ci stanno insegnando a non odiare, l’uomo nero non si chiama Hamed e non arriva da lontano. Non esiste nessuna religione per cui morire o che chieda di uccidere.

Parigi si rialzerà più scintillante di prima e più forte. Parigi, ti ho amata e tornerò a trovarti come si fa quando si va a trovare un vecchio parente un po’ malconcio ma verso cui si prova un grande amore. Parigi forse ci vedrai arrivare per la mezza maratona che quest’anno avrà un significato ancor più forte.

Credo che possiamo fare tantissimo nel nostro piccolo mondo, di ognuno di noi. Non odiare, non fomentare comportamenti, non alimentare discussioni. Non ci piacciamo, ignoriamoci non attacchiamoci.  Io ci proverò , non sempre ci riuscirò, ma ci proverò.

Vi lascio con questa lettera:

“La Francia incarna quello che i fanatici religiosi odiano: il godimento della vita qui sulla terra, in una moltitudine di modi: una tazza di caffè che profuma, accompagnata da un croissant la mattina, belle donne in gonne corte che camminano liberamente per le strade, l’odore del pane caldo, una bottiglia di vino condivisa con gli amici, qualche goccia di profumo, bambini che giocano nei jardin du Luxembourg, il diritto di non credere in Dio, di non preoccuparsi delle calorie, di flirtare e fumare e fare sesso fuori dal matrimonio, di prendersi una vacanza, di leggere qualsiasi libro, di andare a scuola gratuitamente, di giocare, di ridere, di prendere in giro i prelati come gli uomini e le donne politici, di rimandare le ansie a più tardi: dopo la morte. Nessun paese gode della vita sulla Terra come la Francia. Parigi, ti amiamo. Piangiamo per te. Sei in lutto stasera, e noi siamo con te. Sappiamo che riderai di nuovo e canterai di nuovo, farai l’amore, e guarirai, perché amare la vita fa parte di quello che sei. Le forze del male diminuiranno. Perderanno. Perdono sempre”.

Ho deciso di scrivere e non stare in silenzio…