{Alessia Baldi}

Più o meno due mesi fa ho conosciuto Alessia Baldi, stilista di abiti da sposa. Era la prima volta che ci incontravamo di persona. Ho avuto modo di collaborare con lei in occasione dell’uscita di uno dei numeri di Season Mag ed ho rivisto i suoi vestiti a The Love Affair. Mi sono innamorata del suo stile. Vi confesso che ho pensato, vedendoli, che fossero abiti Vintage che lei trovava e sistemava. Quando ho scoperto che li creava lei in maniera artigianale, interamente a mano e su misura, ho apprezzato ancora di più il suo stile. Mi piacciono proprio perché sono abiti unici e senza tempo. Mi piacciono i tessuti e la loro semplicità rispecchia il mio stile. Amo i suoi vestiti, così diversi e romantici. Abbiamo passato un pomeriggio insieme nel suo atelier. Mi ha raccontato come ha iniziato, i suoi studi a New york, gli inizi e le soddisfazioni che piano piano stanno arrivando. Questo è il risultato di quella giornata.

Quando hai iniziato a disegnare abiti da sposa? Perché proprio abiti da sposa?

Fin dall’università amavo disegnare abiti importanti, con volumi e linee particolari e tessuti ricercati. Difficilmente mi ritrovavo ad interpretare i temi che i professori ci davano in collezioni sportswear o casual. All’inizio del 2010 quando ho iniziato a meditare su una mia attività, ho voluto specializzarmi in un settore: un settore che mi permettesse di lavorare su un abito come su un progetto unico e molto importante. Volevo provare a buttarmi nel mondo della sposa, proponendo però abiti non classici: volevo disegnare senza avere vincoli. Non volevo avere ‘paletti’ e dover proporre le silhouette standard che caratterizzano gli abiti da sposa commerciali. Semplicemente desideravo disegnare abiti bianchi o nelle varie cadenze del bianco, dando importanza ai tessuti e alle loro caratteristiche, uscendo dai vincoli formali e proporre uno stile semplice, fine, raffinato e prezioso, selezionando materiali stupendi, senza per forza dover essere ostacolata dal costo, ma dare la priorità alla qualità e alla bellezza.

Qual e il tuo percorso di studio?

Dopo aver studiato lingue alle superiori, all’università ho voluto cambiare strada e seguire un percorso più artistico e creativo. Così mi sono trasferita a Firenze e ho iniziato il Polimoda. (La biblioteca del Polimoda…un sogno!!! Un covo di ispirazioni… una meraviglia!) Poi mentre frequentavo la scuola sono venuta a conoscenza del FIT, Fashion Institute of Technology, Università di New York gemellata con il Polimoda e così mi sono buttata a capofitto nel provare ad entrare in quella sezione. Il semestre successivo frequentavo l’FIT nella sede di Firenze. I tre anni seguenti mi sono trasferita a NY. Alla fine del secondo anno ho ricevuto un premio per il miglior abito in Current Scene. Un’esperienza stupenda, sia per il percorso di studi che mi ha insegnato tanto, sia anche per le persone che ho incontrato: ragazzi provenienti da tutto il modo e insegnanti professionisti con i quali mi confrontavo ogni giorno.

Come nasce un tuo vestito? Da cosa parti?

Poiché il tessuto ha un ruolo fondamentale nei miei abiti, la selezione dei materiali è accurata e dedico molto tempo alla ricerca. Il naturale movimento del tessuto mi ispira le silhouette; giocare con i tessuti, muoverli, osservare le pieghe e i volumi che si creano, mi trasmettono le idee che trasformo poi in disegno, per poi accostare i tessuti l’uno all’altro fino a che l’occhio e il tatto non sono soddisfatti.

A chi ti ispiri?

Tutto quello che mi circonda è fonte per me di ispirazione. Mi accorgo che inconsciamente i miei occhi sono sempre attivi e la mia mente elabora. Anche ieri sera, stavo mangiando una mela al tavolo da pranzo e incantata guardavo un mobile stile cinese anni’20 nel mio salotto, mi sono persa nei colori, nelle sfumature e nelle linee del paesaggio dipinto.. Presto uno degli abiti che creerò sarà ispirato proprio a lui.

 

Qual e’ stato il tuo primo abito da sposa?

Appena aperto l’atelier ho lavorato su tre abiti da sposa contemporaneamente. Tre abiti su misura per tre spose dalle personalità ben distinte, molto diverse tra loro. La prima ragazza, coreana di origine, che allora viveva a Dublino, desiderava un abito principesco. Un bustino a cuore in tela di cotone e una gonnellona composta da 10metri di duchesse di seta tutta drappeggiata a mano. Una meraviglia perdermi sotto la gonna con ago e filo per creare giochi di volumi, di luci e di ombre. La seconda, mia cognata, ispirata agli anni ’50. Per lei ho realizzato un bustino in tela di lino molto lineare e pulito con una gonna in tulle multistrati lavorato a pieghe uno strato alla volta. L’ultima, mia cugina, anche lei aveva scelto un bustino in tela di cotone con un’armatura fine e insolita, dalla silhoutte molto rigida e dritta senza ‘curve’, abbinato a una gonna lunga in plumetis di cotone con un volume molto romantico. Tutti e tre i look erano completati con accessori realizzati all’uncinetto. Ora realizzo pochissime cose all’uncinetto causa mancanza di tempo, mentre all’inizio quando ancora dovevo partire a pieno ritmo, potevo permettermi di proporre scialle o bolerini lavorati a mano e in più avevo un’ aiutante speciale, mia nonna. Non smetterò mai di ringraziare le mie prime spose, per avermi dato tanta fiducia e avermi messo alla prova con abiti molto ‘challenging’.

Cosa consigli a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

Consiglio di buttarsi senza paura, poiché con impegno, dedizione e umiltà pian piano si cresce; consiglio di fare tesoro e di non dimenticare i complimenti e le belle parole che le persone che incontri esprimono. Possono essere le spose stesse, le loro mamme, i professionisti del settore o chiunque! Oltre a gratificarti e a darti la conferma che stai lavorando bene, servono nei momenti inevitabili di sconforto e di difficoltà, a mantenere l’entusiasmo necessario per dare sempre il meglio.

 

A.Baldi-50

Atelier via Vezzani 6
42122 Reggio Emilia

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