Il viaggio a Salina non è stato solo un regalo per gli occhi ed il cuore. Tutti i sensi ne hanno beneficiato ma forse quello che più ha goduto è proprio il gusto. La Sicilia è un’esplosione di sapori e profumi. Dagli alberi di fichi che si trovano ovunque, i capperi, le arance, i pomodori che sanno veramente di pomodoro, gli arancini al ragù, la granita al gelso ed il pane cunzato di Alfredo, la salsa “magica” di Serena servita all’aperitivo all’Hotel Mercanti di Mare, le sue torte della colazione, il passito che va giù liscio liscio che nemmeno te ne accorgi, i piatti a base di pesce abbondanti e succulenti, i dolci ai pistacchi e alle mandorle del forno lungo il corso, i cannoli appena fatti che te lo dico a fare, lo spaghetto alle alici preparato da Nana… Mi viene fame solo a ripensarci!!!
Ogni volta che viaggio mi piace assaggiare tutto, sono golosa è vero, ma mi piace proprio mangiare trovo che ci sia qualcosa di unico nello sperimentare piatti nuovi e tipici del posto. Non mi vedrete mai ordinare un piatto di spaghetti all’estero, nemmeno in un ristorante italiano. Viaggiare è sperimentare, visitare, conoscere e dalla cucina si impara tantissimo degli usi e costumi. Ho anche molti limiti perché non mangio cavallette fritte o formiche …fin li non mi spingo e non mi piacciono tante cose ma ho pochi problemi con il cibo!
Il cibo è ricordo, il cibo è nostalgia di un momento, il cibo è amicizia, il cibo aiuta a conoscere e creare legami. Quando mi regalano una ricetta, mi sento felice. E’ un dono che non tutti apprezzano per me c’è qualcosa di molo intimo nello scambiarsi ricette. Ho alcuni cibi che mi riportano dolci ricordi. Il pane bagnato col vino e lo zucchero che ci preparava il babbo a merenda in Umbria, il pan con l’olio nuovo, la torta al cioccolato della nonna Mirella, la cicoria ripassata delle gite a Roma, la pappa di pane della mamma (a dire il vero tutti i suoi piatti), il croccante di pinoli che ci preparava la mamma sul piano di marmo durante le estati con i cugini, le orecchiette con i pomodorini delle vacanze in Puglia… Il cibo è evocativo , faccio fatica a capire persone che non amano mangiare e stare a tavola. Del cibo amo prepararlo e offrirlo, stare seduti per ore a cena finendo per giocare con le briciole del pane …
Delle mi vacanze a Salina , mi riporto questi dolcetti facili da preparare e una vera e propria droga…ne mangi uno, poi un altro…e dopo poco li finisci!
Ingredienti
500gr farina di mandorle
250gr zucchero
1/2 fialetta di aroma di mandorle
3 Uova
Limone
1 pizzico di sale
Dopo aver setacciato la farina di mandorle, mescolatela allo zucchero, la buccia del limone e il sale. A parte sbattete le uova ed aggiungetele un po’ alla volta all’impasto di farina. Formate delle palline, della grandezza di piccoli bocconcini e passatele nello zucchero a velo. Infornate a 180° per 10 minuti.
E voi,avete un piatto preferito che vi evoca dolci memorie!!?
Raccontatemelo e se volete, regalatemi la ricetta!!
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Sottoscrivo ogni singola parola.
Grazie di questa ricetta che proverò sicuramente. Ne approfitto per chiedertene un'altra. Poco fa hai pubblicato delle fantastiche foto di una torta salata fatta da te con ricotta e pomodorini confit. Non sono riuscita a trovare la ricetta. Se non ti scoccia posso chiederti come farla?
Un abbraccio
Elisabetta -
Grazie mille Gaia,
non vedo l'ora di provarla! -
cara Gaia,
verissimo, il cibo e' evocativo!!
il piatto che mi manca di piu' e' la polenta uncia che preparava mia mamma, un piatto molto ricco. mio papa' la cucinava sul fuoco ed alla fine mia mamma aggiungeva diversi tipi di formaggi e pancetta e salvia soffritti. sento ancora il profumo nella sala da pranzo...purtroppo ho provato a
rifarla ma non ha lo stesso sapore. -
Cara gaia, il cibo è evocativo, quant'è vero!
io ricordo un sapore della mia infanzia, la polenta uncia.
mentre mio padre cucinava la polenta sul fuoco, mia madre preparava un misto di formaggi e della pancetta soffritta con la salvia....poi mescolava il tutto e ne usciva un piatto ricco e pieno di sapori. ho cercato di cucinarla come faceva lei ma non ha lo stesso sapore, forse perché mi manca la mia famiglia....
Elisabetta said: